Storia 2017-05-17T15:59:40+00:00

STORIA

Il Palazzo del Podestà e l’Arco dei Pelasgi

La tradizione vuole che a fondare Macerata Feltria siano stati i Pelasgi, leggendari “Popoli del Mare” che dalla Grecia preellenica, e in particolare da Lemno, varcarono l’Adriatico per colonizzare l’Italia meridionale e centrale.
L’Arco dei Pelasgi che segna l’ingresso meridionale del Castello, è da sempre omaggio a questi mitici padri fondatori e insieme simbolo della storia antica e illustre di Macerata Feltria.

Sicuramente, salvo le sue mitiche origini affidate al popolo dei Pelasgi, l’odierna Macerata Feltria affonda le sue radici in epoca romana nel municipio documentato dal III secolo a.C. di Pitinum Pisaurense, menzionato anche da Plinio, che nei secoli ha donato reperti di pregio di cui riferiscono nel Seicento gli storici Cimarelli e Guerrieri, spesso testimoni oculari di tali rinvenimenti. Distrutta Pitinum Pisaurense, sullo stesso luogo, usando spesso gli stessi materiali delle costruzioni preesistenti, è sorto il nucleo della Pieve di San Cassiano in Pitino. Nel 1971, durante gli scavi effettuati nella zona dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche, sono stati riportati alla luce le fondamenta di un edificio a probabile destinazione termale ed in seguito, sul limitare delle mura della Pieve, sotto una necropoli medievale,è stato rinvenuto il decumano massimo dell’antico municipio romano. In questa stratificazione è simbolicamente racchiuso il nucleo antico dell’identità di Macerata Feltria e il Museo Civico-Archeologico ne dà ampia testimonianza. Per chi giungeva dal mare di Pesaro o di Rimini o per chi percorreva le più sicure vie dell’interno da San Leo o da San Marino, Macerata Feltria era una tappa obbligata, situata alle falde del massiccio del Carpegna e sull’incrocio tra Romagna e Marche o, se si vuole,tra le terre dei Malatesti e quelle dei da Montefeltro. Dopo una dominazione longobarda, di cui si posseggono scarsissime testimonianze, nel 1233 gli “uomini liberi” di Macerata Feltria fecero atto di sottomissione al Comune di Rimini, di cui saranno per secoli referenti nel Montefeltro.

Pur  non essendo infeudata a nessuna famiglia locale, Macerata Feltria fu retta per molti anni dai Gaboardi che ritroviamo, con la corica di Capitani del Comune, in tutte le vicende del XIII e XIV secolo, compresa la barbara uccisione del conte Taddeo Novello da Pietrarubbia, imprigionato nel Palazzo del Podestà. Nel 1373 il cardinale Egidio de Albornoz descrisse Macerata Feltria come uno dei centri più grandi del Montefeltro romagnolo, secondo solo a San Marino. Nel 1376 i frati francescani del convento della Faggiola chiesero di essere trasferiti nella vicina Macerata Feltriae, ottenuto il permesso, iniziarono l’edificazione dell’imponente complesso conventuale di San Francesco, a ridosso del Castello fuori Porta Borgo di fuori. Il convento diventerà uno dei più importanti del Montefeltro e certamente non solo luogo di devozione, ma anche centro di cultura e di arte. Dalla chiesa conventuale provenivano la grande Croce dipinta di Olivuccio di Ciccarello da Camerino, ora nella Chiesa di Santa Chiara, il Polittico di Giovanni Baronzio da Rimini e l‘Annunciazione di Olivuccio di Ciccarello da Camerino ora presso la Galleria nazionale delle Marche di Urbino.

La Chiesa conventuale di San Francesco

Olivuccio di Ciccarello, Croce dipinta

Giovanni Baronzio da Rimini, Polittico

Nelle furibonde lotte tra Sigismondo Malatesta e Federico Montefeltro sarà sede del commissariato dei Malatesti e leale alleata di Sigismondo. Occupata definitivamente da Federico da Montefeltro nel 1463, Macerata Feltria paga 1.000 ducati per non essere messa “a saccomanno”. Il prezzo per evitare di subire il sacco testimonia la sua importanza e la sua ricchezza. Da questo momento “Macerata Feltria di Montefeltro“, come allora veniva chiamata, si stacca definitivamente dal territorio romagnolo e seguirà le sorti del Ducato di Urbino.

Sigismondo Malatesta e Federico da Montefeltro

Il Duca Federico, uomo di armi e di lettere, abile soldato e ancor più abile politico, potenzierà la vocazione amministrativa e commerciale di Macerata Feltria e sceglierà tra i maceratini il suo primo bibliotecario, l’erudito Lorenzo Abstemio. Numerose furono le famiglie di Macerata Feltria che acquisirono prestigio e fama nel campo dell’amministrazione della cosa pubblica e in quello delle arti: gli Attracini, che furono archiatri pontifici nella prima metà del ‘500 e  gli Ercolani, tra i quali l’erudito e letterato Giovanni, che così cantava la sua città natale: “clara viris doctis merito Macerata superbit…” (resa illustre da uomini dotti, a ragione si inorgoglisce Macerata). A testimoniare queste vicende e il ruolo non secondario svolto da Macerata Feltria restano il Palazzo del Podestà (XII secolo) la Torre Civica, le porte e le mura del centro storico denominato Castello, dello stesso secolo, la Chiesa di San Francesco e la Chiesa di San Giuseppe del XIV secolo, il Palazzo Evangelisti, ora Mazzoli, del XVI secolo. Nel 1539 viene eretto, per impulso della comunità di Macerata Feltria e della contessa Alessandra Gonzaga di Piagnano, il convento di Santa Chiara che, per donazioni e lasciti, diviene ben presto uno dei più ricchi del Montefeltro. Distrutto durante l’ultima guerra, se ne può ammirare oggi solo la Chiesa. Legata ai destini del Ducato di Urbino, nel 1631, con l’estinzione della famiglia della Rovere,  Macerata Feltria passa sotto il dominio diretto della Chiesa. Roma, la nuova capitale, lontana e spesso solo avida dei tesori del Montefeltro, sarà la meta ultima di un altro illustre maceratino, il pittore  Niccolò Berrettoni (1637-1682). Nei secoli XVII e XVIII le famiglie emergenti del nuovo contesto sociale – i Calbini, gli Antimi, i Maffei – costruiscono o ristrutturano le loro dimore nel Borgo, che assume in questi secoli l’assetto nobile e armonico che ancora oggi conserva.

Chiesa di Santa Chiara, interno

Palazzo Antimi Clari

Nella prima metà del XVIII secolo, grazie alle richieste e alle pressioni di quella “gioventù” che a Macerata Feltria coltiva l’amore per il “melodramma”, dimostrando in tal modo di essere inserita nella viva corrente della cultura nazionale di quel periodo, viene costruito il Teatro detto “dei Condomini”. Il teatro settecentesco, che dell’epoca conserva solo la facciata, sarà abbandonato definitivamente negli anni Trenta del Novecento, quando verrà inaugurato il nuovo Teatro Angelo Battelli, dedicato all’illustre uomo politico e fisico maceratino di fama internazionale .

Il teatro dei condomini

Teatro Angelo Battelli

Alla fine dell’800 Filippo Belli, personaggio di notevole statura politica e intraprendenza economica, costruisce sulla riva sinistra del torrente Apsa un elegante e austero palazzo con annesse una bigattiera e una filanda per la lavorazione della seta.
Il complesso, oggi Palazzo Gentili-Belli, conserva la sua austera bellezza. Lo stesso Filippo Belli realizza o restaura edifici rurali di notevole interesse: case coloniche, ma anche fornaci, essicatoi e mulini.

Palazzo Gentili-Belli, particolare della filanda.

Appena fuori dall’abitato, sulla strada per Carpegna, si possono ammirare gli scavi archeologici di Pitinum Pisaurense e la Pieve di San Cassiano dell’XI secolo, sorta sul sito della città romana.

Oggi Macerata Feltria, fedele alla sua tradizione, continua ad essere un importante centro di servizi e di cultura.  Gli scavi archeologici, le sezioni paleontologica ed archeologica del Museo Civico e le attività didattiche e di ricerca che vi sono connesse, il Teatro A. Battelli, la Mostra-mercato dei Preziosi d’Epoca, il Carnevale dei ragazzi sono solo alcuni aspetti di una vita culturale intensa e vivace.

Peraltro i servizi che Macerata Feltria continua a garantire a tutto il Montefeltro spaziano da quelli sanitari a quelli più propriamente amministrativi e di informazione. Infine, quasi a raccogliere un filo che nei secoli si era aggrovigliato e disperso ma mai spezzato, la Pitinum Thermae ha valorizzato l’acqua sulfurea nota fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche.